Vibo Valentia nuova città universitaria
Se ne discute periodicamente. Poi, le parole lasciano il vuoto. Eppure il tema di Vibo Valentia sede di una nuova università non è affatto un'idea velleitaria e non ha nessun senso contrastarla polemicamente con la giustificazione che esistano già tre università in Calabria: se così fosse, non sarebbero mai nati gli atenei di Catanzaro e Reggio Calabria dopo quello di Rende. E mentre già Crotone sta avanzando speditamente su questa strada, Vibo Valentia avrebbe tutte le potenzialità per essere un qualificato ed efficiente polo di studi superiori. Nel Centro Studi "Progetto Vibo Valentia" la proposta ha già trovato una prima elaborazione a cura dell'architetto Maria Francesca Tulino, in scia con quanto era stato già pensato sul finire degli anni '90 da Enzo Romeo quando divenne presidente della prima amministrazione provinciale.
Nel suo "Quattro anni al servizio della Provincia", così scriveva un entusiasta Enzo Romeo, avendone tutte le ragioni dopo aver esercitato a passo spedito il primo mandato di presidente della costituita amministrazione provinciale, mandato coronato da una messe sorprendente di iniziative:
«[...] è la cultura la via maestra per far crescere questo territorio [...] Non si può pensare di programmare il futuro trascurando la proprie radici. Allora, tenendo presente questo concetto basilare, questa amministrazione ha agito ed operato per favorire la rivalutazione storica e culturale dell'intero territorio, il tutto, però, non avulso dalla realtà presente e con l'intento di progettare un futuro che fosse all'altezza della sua storia, delle sue tradizioni.»
E ancora, con l'enfasi comprensibile di colui che sentiva di aver gettato la prima pietra di un grandioso edificio, di chi governava con lo sguardo rivolto al futuro:
«Abbiamo voluto puntare ancora più alto; e siamo riusciti a realizzare un sogno! L'Università a Vibo Valentia. Anche in questo caso in una sede storica e prestigiosa come l'ex convento domenicano oggi ribattezzato Valentianum, questa Provincia dà il via, con il concorso dell'Università della Calabria, al primo corso universitario in questo territorio: la laurea breve in "Tecnico per la gestione dei rischi naturali e a protezione civile". Da oggi, i nostri giovani possono pensare di laurearsi anche qui, a Vibo Valentia, senza la necessità di abbandonare il proprio territorio per poter continuare i propri studi.»
Rileggendo queste parole, il volto di Enzo Romeo si corruccia segnato da una smorfia di profondo rammarico per quello che è accaduto dopo, dopo quei primi quattro intensi anni di mandato - dal 1995 al 1999 - ai promettenti programmi lasciati ai successori e da questi interrotti e infine abbandonati nel "sabba di streghe" della politica di corto respiro e di becero e deteriore clientelismo che prese forza con l'inizio del Duemila.
Il modello politico del XXI secolo che dopo un ventennio mostra gli effetti del degrado sulla città e sull'intera provincia.
Eppure, oggi che di Vibo Valentia occorre tornare a occuparsi, seriamente, come una volta, pena il dissolvimento della città in un misero e fastidioso abbaiare di cani, questo tema riemerge intatto nei progetti e nelle sollecitazioni dell'ex presidente della Provincia.
Che vede già diverse possibili collocazioni in immobili di prestigio nel centro della città: dall'ex Convento dei Cappuccini al Collegio dei Gesuiti all'abbandonato Antico Convento Agostiniano, con funzioni diverse.
Interessando un'area ampia, omogenea e funzionale, come si può rilevare osservando la planimetria elaborata dagli architetti Raffaella Cosentino e Antonella Pupo.
Così, lanciata la cima tra il gruppo operativo del "Centro Studi", la più lesta a coglierla è stata l'architetto Maria Francesca Tulino la quale già in altre occasioni aveva sollevato la questione.
In quella scia, la scorsa primavera, nel gruppo Facebook del Centro Studi abbiamo lanciato un sondaggio sulle priorità per la "Nuova Vibo Valentia".
Il risultato ha visto proprio l'idea dell'università cogliere il primo posto.
Un segnale chiaro.
Tutti comprendono che un polo universitario non vale solo di per sé e per una popolazione studentesca che avrebbe l'opportunità di un'alta formazione nella città d'origine, nella provincia d'origine e magari anche nella regione d'origine: vale perchè l'indotto sarebbe formidabile e tutta Vibo ne subirebbe gli effetti positivi di trasformazione, di sviluppo, di congeniale espansione di ogni attività.
Immaginando un realistico modello di recupero organico del "centro storico" e un collegamento formativo-funzionale con Vibo Marina per le specializzazioni connesse al porto nelle sue diverse finalità tecnico-marittime, della produzione nautica, commerciali e turistiche.
Maria Francesca Tulino vede la prospettiva con uno sguardo ampio e concreto, riprendendo peraltro l'idea originaria di Enzo Romeo basata sul rapporto con l'UNICAL.
Oggi la possibilità potrebbe essere data, anche in tempi molto brevi, dallo sviluppo di "Unical Università Campus" come l'architetto Tulino ha voluto spiegare, indicando anche i possibili corsi di studio o settori d'orientamento formativo:
«L’idea di una “Università del Mediterraneo” o meglio “EUROMEDITERRANEA” potrebbe riguardare anche un’estensione del ruolo di UNICAL “Università Campus” in ambito europeo e mediterraneo, in particolare guardando ai paesi del Nord Africa ed ai paesi mediterranei insulari.
Potrebbe attuarsi un progetto transnazionale con la creazione di corsi di studio in materie umanistiche, giuridiche, tecniche, basati su nuove interagenti discipline universitarie di stampo euro-mediterraneo come ad esempio:
Economia sostenibile innovativa e cambiamenti climatici
Turismo sostenibile
Discipline marittime ed economia del mare
Competenze Green industriali e Nuove tecnologie
Storia e Archeologia Mediterranea
Economia del Mediterraneo e innovazione tecnologica
Logistica e Sicurezza mediterranea
Giurisprudenza e Diritto costituzionale comparato
Food
Bioeconomy Natural Resources
Agriculture and Environment
Governance euro-mediterranea delle politiche migratorie
Scienze politiche e delle relazioni internazionali
Scienze della comunicazione, Comunicazione pubblica, economica e istituzionale
Filosofia, Psicologia e Antropologia
Ingegneria civile
Diritto e Management dello sport
Management digitale
Management aziendale
Beni culturali
Digital Humanities»
Ambizione e concretezza direttamente connesse con gli asset già esistenti:
«Logisticamente la città, garantisce nodi infrastrutturali importanti, considerando lo svincolo autostradale, il porto e l’aeroporto a poche decine di chilometri. In questo contesto, la posizione geografica, nel quadro regionale, nazionale ed europeo è strategica, punto di forza da utilizzare, luogo fisico da costruire come snodo e come cerniera tra Europa e nord Africa.»
L'architetto Tulino mostra anche quali siano i fattori-chiave del suo progetto che si spinge non solo a ipotizzare una struttura universitaria ma a vederne le dinamiche operative lungo la sponda mediterranea:
«Il progetto dovrebbe essere costituito da una sede a Vivo Valentia e da una sede nel nord Africa, ciascuna con la metà dei professori di una sponda del Mediterraneo e l’altra metà dell’altra sponda, con la stessa proporzione fra gli studenti e con l’obbligo che ogni laureando trascorra la metà del tempo degli studi in una sede e l’altra metà nella seconda sede. I corsi di studio dovrebbero includere, di base: economia, agronomia, ingegneria, matematica, fisica, biologia. Ma l'obiettivo è una nuova conoscenza umanistica e interdisciplinare, per la creazione di nuove professionalità specializzate nella dimensione inter-culturale. Vibo Valentia come sede in un circuito di scambi culturali europei e mediterranei, come cerniera tra due grandi culture.»
Non è un'aspirazione velleitaria.
Maria Francesca Tulino ha riletto pagine di grande interesse firmate da Romano Prodi:
«Era il 2002, ero presidente della Commissione europea. Pensavo che il futuro per l’Europa e per l’Africa avesse dei tratti comuni, se non simbiotici. Così era stato almeno fino allo scoppio della Prima guerra mondiale: ancora nel 1914, al tramonto dell’Impero ottomano, comunità di italiani, francesi e greci vivevano e commerciavano in Africa e in Medio Oriente. Nel 2002 stavamo realizzando l’allargamento dell’Unione europea ad Est. Anche per questa ragione, a mio avviso, aveva un senso proporre una grande operazione culturale che valorizzasse l’asse del Sud. Preparai un dossier informale. Ma, ancora prima di discuterne, in Commissione i rappresentanti dei Paesi del Nord mi fecero capire che non avrebbero mai dato il loro benestare. Usarono una espressione molto cruda, quasi avvilente per me: “soldi buttati”».
E ancora l'ex presidente Prodi:
«Da allora si è verificato un fenomeno di enorme impatto storico come le grandi migrazioni. Le migrazioni possono avere origine da qualunque luogo della terra, come dimostrano gli esuli ucraini, ma è evidente che l’Africa, o meglio le tante Afriche, rappresenta un punto di partenza per milioni di persone spinte da guerre, carestie e cambiamenti climatici. Prima la pandemia e poi la guerra in Ucraina hanno rallentato il progetto. È naturale, di fronte a questi eventi epocali. Ma l’accoglienza che l’idea ha ricevuto è ben diversa da quella di venti anni fa: le migrazioni bibliche dal Sud del Mondo hanno cambiato le gerarchie mentali di tutti quanti, comprese quelle dei rappresentanti dei Paesi del Nord. È evidente a tutti che il Mediterraneo è un tema strutturale e di lungo periodo che riguarda l’Unione europea nella sua interezza. Sul versante africano, diverse strutture diplomatiche hanno mostrato un grande interesse. Perché colgono la natura molteplice dell’iniziativa che è insieme formativa e culturale, politica ed economica».
Infine, sempre un lungimirante Prodi:
«La cultura e le relazioni fra le persone sono fondamentali. La Storia non è fatta soltanto di tragedie e di energie brutali, dispiegate in mille parti del Mondo e, adesso, vicino all’Europa con la guerra in Ucraina. La Storia è fatta anche di valori positivi, di conoscenza reciproca e di capacità di guardarsi negli occhi. Il nostro Mediterraneo è oggi il nuovo teatro dove fare ripartire tutto questo. E, naturalmente, tutto ciò lo devono fare i ragazzi e le ragazze. Per questa ragione, torna vivo e valido il progetto di università di nuova concezione fondate, insieme, da atenei dell’Europa e da atenei del Nord Africa. Nulla di paternalistico o di post-coloniale. Un progetto assolutamente paritario. In cui tutti hanno la stessa dignità. Pensate come cambierebbe la fisionomia del Mediterraneo e come cambierebbero i sistemi di relazione se, in venti anni, mezzo milione di ragazzi e di ragazze si spostassero da una sponda all’altra del nostro mare. Avremmo una nuova classe dirigente. E, anche fra chi poi nella sua vita non sperimenterà posizioni di leadership, avremo nuovi cuori, nuove menti e nuovi occhi».
Nella scia di questi fondamenti ineccepibili, la proposta di Francesca Tulino fa perno su una necessità ormai esiziale per la città e il suo hinterland, un tema già dibattuto nelle riunioni del Centro Studi e che qui è ripreso in termini di azione risolutiva:
«L’idea di creare un’università euro-mediteterranea a Vibo Valentia, capace di innescare un processo di risveglio economico, culturale e sociale, nasce dalla preoccupata considerazione circa lo stato di degrado urbano ed economico della città nella quale, purtroppo, si registra, come deprecabile effetto di tale situazione, un forte spopolamento. La città s'è impoverita e continua a impoverirsi. In quest'ottica, non è più procrastinabile l’attuazione di un progetto strategico che funzioni come “grande attrattore”, che crei indotto economico nel breve, nel medio e nel lungo periodo e che dia una nuova identità a Vibo Valentia.»
Non tutto è semplice.
Molti sono gli ostacoli legati alla complessità della nostra epoca.
Eppure, come si fa a non darle ragione?
Scriveva Blaise Pascal ne "I pensieri":
«Due eccessi: escludere la ragione, non ammettere la ragione.»
In mezzo, forse, c'è la speranza che, facendo idealmente dialogare Pascal con Georges Bernanos, così venne definita da quest'ultimo:
«La speranza è un rischio da correre. È addirittura il rischio dei rischi.»
Credo sia venuto il momento di prendersi il ragionevole rischio della speranza.
Un ringraziamento sentito al Visual Artist e Maestro Tonio Verilio per le splendide immagini del Collegio dei Gesuiti a Vibo Valentia