Le idee corrono

La "pòlis" è un tema che può essere visto da diverse prospettive, tutte inestricabilmente in relazione, tutte partecipi di una visione che coglie il vero se risponde a criteri organici, sistematici, coordinati. Nel Centro Studi il dibattito si sta sviluppando proprio in questo solco, in un susseguirsi frenetico di incontri dai quali sono scaturite proposte, riflessioni e osservazioni che mostrano il loro valore solo se lette, anche qui, in connessione tra loro. Eccone il racconto. Che lascia intravedere la "nuova Vibo Valentia", città la cui bellezza è rimasta fin qui offuscata da una coltre di abbandono.

La fase di analisi, costituita da un intenso ed eclettico ragionamento sulla città, prosegue seguendo il ritmo cadenzato di una piacevole conversazione tra gente appassionata, persone che amano Vibo Valentia e ne vorrebbero vedere la rinascita, chiudere con questa lunga fase di degrado e disattenzione.


Enzo Romeo ha suscitato un entusiasmo insolito in una comunità che da tempo aveva smesso di credere alla concretezza delle cose possibili: lo ha fatto abbandonando parole spente e provando a riflettere in modo collettivo, strategico, coinvolgente.  
Da dove cominciare questa fase di un racconto iniziato lo scorso febbraio?
Dalla Vibo più antica.


Il parco archeologico non può essere vissuto come un bene indisponibile ma come elemento caratterizzante, un modello di rappresentazione del valore che la città può mettere in campo.
E si tratta di un valore molto elevato, da considerare, d'altronde, un "work in progress" per un centro urbano che conserva vestigia certamente di straordinario rilievo ma ancora nascoste.


Ne ha parlato in più di un'occasione l'archeologa Anna Murmura, Presidente di Archeoclub di Vibo Valentia, la quale ci ha tenuto a puntualizzare un concetto particolarmente importante:
«Non è una soluzione funzionale quella di separare in aree gestionali differenti i ritrovamenti: il parco archeologico deve essere organizzato e vissuto come un unico, grande contenitore da ricondurre a un'unica direzione logistica. Questa visione unitaria è la base necessaria sia per un'efficace amministrazione che per trasformare il parco archeologico in un volano di "saperi" e di sviluppo assieme alla città. A questo proposito, non è peregrino immaginare un evento di richiamo internazionale sulla falsariga della "Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum", considerando che questo genere di turismo assorbe circa il 60% della spesa tradizionale di settore».
A queste parole hanno fatto seguito quelle altrettanto accorate dell'archeologa Anna Rotella per la quale: 
«L'unicità dei ritrovamenti e in modo particolare delle "mura greche", costituisce un patrimonio immenso, ancora inesplorato che corre dalla collina al mare, sviluppandosi attualmente per circa 35 ettari includendo peraltro anche le aree presenti a Bivona e a Porto Salvo».

Naturalmente, rimarcando i problemi attuali di gestione, la stessa Anna Rotella ha puntato l'attenzione sull'opportunità di affidarsi all'agricoltura sociale riprendendo il progetto "Croce Neviera" che era stato adottato, mediante un protocollo d'intesa, sotto la guida del Sindaco Elio Costa, invece abbandonato dall'attuale amministrazione comunale.


D'altra parte, l'esigenza di rendere fruibile il patrimonio archeologico e di valorizzare la città anche attraverso questo straordinario "asset" culturale, richiama altre ipotesi connesse con la "destagionalizzazione" e un modello di turismo che, tuttavia, deve potersi giovare di una rete di servizi generali d'accoglienza, come sostenuto dall'ingegnere Franco Ciancio, anche lui fautore dell'importanza di promuovere almeno un evento di caratura internazionale e di lunga durata. 


Senza tralasciare il tema di far divenire Vibo Valentia polo per la sosta delle grandi navi da crociera che solcano il Mediterraneo, previa appositi interventi di ampliamento e ammodernamento del porto: manca, infatti, l'idoneità dello scalo per l'attracco delle navi di grandi dimensioni alle banchine.
Per quanto riguarda, invece, i fondali, si è troppo vicini al limite poichè i natanti in questione hanno bisogno di almeno 11 metri mentre non risultano queste profondità utilmente diffuse in tutto il bacino.
Ci si chiede: queste criticità risultano nell'orizzonte programmatico dell'autorità portuale e in quella di bacino?


La questione si tiene con l'auspicato collegamento tra Vibo centro e Vibo Marina: Ciancio propone di guardare con attenzione a quanto fatto a Catanzaro con la "funicolare". 
Tuttavia, esiste già un'iniziativa in questa direzione, avanzata da tempo dall'associazione "Progetto Valentia" presieduta dal dottor Nicola Cortese: la proposta è vista con molto interesse e sostenuta da Enzo Romeo e da tutto il Centro Studi.
Proposta che fa il paio con quella, ancora più significativa messa in campo dalla stessa associazione: la fusione dei comuni e la creazione di una grande area "metropolitana".  
Anche in questo caso, pieno supporto da parte del Centro Studi: unità d'intenti, nell'interesse della città e dell'intero territorio provinciale. 


Sulla Vibo "città attrattiva" è intervenuto anche il presidente provinciale di Federconsumatori, l'avvocato Fabio Brandi, con una proposta innovativa:
«La mia riflessione riguarda un tema spesso lasciato ai margini: l’assistenza e la tutela dei consumatori.
Appare questione lontana dalle nostre latitudini, sembra più un aspetto che s’insedia nelle società a più alto tasso di sviluppo.
Così, da noi, nel meridione e nella nostra città in particolare, la questione risulta marginale.
Invece, la situazione lascia presagire un sommovimento sotterraneo nel qual sembra trovare voce un sentimento disfattista che peraltro viene incrementato dal territorio provinciale: a Vibo la qualità dei servizi “privati” sarebbe scarsa.
Ovviamente, qui non tocco il tema dei servizi pubblici, erogati cioè dall’ente locale.
Dunque, nel commercio, per esempio, si preferisce spostarsi verso Lamezia Terme. E più in generale, s’è insinuata una diffusa diffidenza che va a scapito dell’intera città.
Allora, l’idea di creare una sorta di “marchio di qualità” per le attività a Vibo Valentia, per ogni genere di attività diretta al pubblico, dovrebbe essere un obiettivo rilevante.
Come passare dall’idea ai fatti concreti?
Stabilendo alcuni standard, come si fa quando vengono stilate le classifiche per la qualità della vita e altro del genere.
Chi ci vieta di farlo, costituendo un organismo, magari un comitato, che possa occuparsi di definire questi standard e di realizzare un protocollo operativo che riguardi i principali esercizi pubblici?
Tutta la città, non solo gli esercenti, ne guadagnerebbe in fiducia e credibilità.
Oggi questi sono modelli di sviluppo concreto, che a monte realizzano le condizioni per un avanzamento delle comunità.
E poi, credo sia perfino possibile che esistano fondi, dal PNRR a quelli regionali dell’UE, nell’ambito dei quali si possa realizzare un progetto per una struttura stabile, con un organico stabile, professionisti e personale, in grado di mettere a terra, come si dice adesso, un'iniziativa come questa.
»
Un'idea che tende a mettere al centro ancora una volta l'accoglienza come anello mancante di una catena di valore.
Si avverte la necessità di tornare a essere accurati, attenti: un esempio viene dalla proposta dell'architetto Gino Achille: predisporre delle "pietre d'inciampo" per recuperare l'indicazione visuale delle vecchie fortificazioni medievali. 


Può sembrare una piccola cosa.
Invece, è uno dei tanti modi per preservare le tracce della città nel corso della sua lunga storia, evidenziando, allo stesso tempo, un impegno che non può mancare di dovizia.
In questa scia, occorre che "le piazze della città tornino a essere pienamente vissute dalle persone, che accolgano eventi e manifestazioni lungo tutto l'anno e non siano invase dalle automobili, come invece accade adesso": un modo anche questo, secondo Gino Achille, di tutelare e valorizzare.


La città accogliente è anche quella che presenta il suo patrimonio florovivaistico sparso per le vie e concentrato, poi, nelle ville pubbliche: dalla Villa Comunale al Parco Urbano, dal Parco delle Rimembranze a Villa Gagliardi


Il tema abbraccia il concetto di cura, di decoro, di relazione con la natura, di piccole e grandi oasi di verde che invoglino la socialità e, come nel caso delle piazze, diventino luoghi di ritrovo accoglienti per eccellenza.


Anche in questo caso, basta poco per migliorare la qualità generale di vita e basta ancora meno per rivitalizzare proprio le più volte evocate piazze.


Lo sostiene il floral designer Sergio Rapisarda il quale, al termine di una lunga dissertazione critica sullo scempio delle potature degli alberi che avviene da qualche anno in città, afferma: 
«... Trasformare Vibo Valentia nella città dei fiori e degli alberi, con la presenza di figure competenti nell'amministrazione comunale, è davvero possibile. Anche solo con piccoli budget si possono fare miracoli»
Certo, la città ha bisogno di mettere in luce tutta la sua bellezza nascosta: di qui l'esigenza di valorizzare e tutelare ogni strada, ogni vicolo. 
La città non è grandissima: dunque si tratta di un'opzione da tenere in considerazione. 
A cominciare dal controllo delle attività che si realizzano sui cantieri e con l'estensione dell'illuminazione laddove risulti carente.
Questi concetti ci portano verso il tema della viabilità: caotica, irrazionale, mal governata. 
Manca un piano dei trasporti e un correlato piano dei parcheggi.
Mancano le piste ciclabili: questo significa rinunciare a un modello di vita basato sul benessere, sulla fruizione della città alternativa all'uso dei mezzi tradizionali.


Qui s'innesta l'articolato intervento dell'avvocato Angelo Calzone, Delegato del WWF Calabria:
«L'educazione all'ambiente è un modello politico che si pratica e non si predica. Lo si può rappresentare correttamente uscendo dagli stereotipi di una dimensione elitaria, abbandonando la logica della sterile discussione. Come? Partendo proprio da un nuovo paradigma della mobilità, riprendendosi la città, restituendola ai percorsi pedonali e all'uso di piste ciclabili, sull'esempio dei più evoluti centri urbani d'Europa. Ma anche ai percorsi naturalistici: un esempio concreto di realizzazione, qui a Vibo Valentia, potrebbe essere il recupero del tracciato della vecchia littorina per giungere fino ai cosiddetti "scrisi"»
Il tema non si esaurisce qui. 
Proseguendo nella sua disamina Angelo Calzone tocca varie criticità: dal taglio scriteriato degli alberi (anche lui lo sottolinea) alla follia della progressiva cementificazione di "Villa Gagliardi", quando occorrerebbe fare il contrario - "in Italia si consumano otto chilometri quadrati al secondo di suolo agricolo" - recuperando per l'appunto le "aree verdi-rurali", rendendole fruibili e facendo, per questa via, una pratica e infinitamente meno costosa opera di prevenzione dei sempre più frequenti eventi drammatici come le inondazioni. 


E aggiunge:
«La tutela e la valorizzazione dell'ambiente è una risorsa, ma gli amministratori pubblici sono i primi a non comprendere questa realtà, a non porre attenzione a quante opportunità possano scaturire da una fattiva visione della relazione tra ambiente, economia e qualità di vita. Un altro esempio viene dalla problematica dei rifiuti: qui l'azione principale è la riduzione. Questa può essere ottenuta solo governando diversamente la questione degli scarti introducendo norme regolamentari per la Grande Distribuzione Organizzata che produce un impatto notevolissimo sulla produzione di "package" superfluo - specie per la frutta e la verdura - e reintroducendo il "vuoto a rendere" che diventa per il consumatore un costo recuperabile»
E ancora, sempre rimanendo sulla questione dei rifiuti:
«Dalla creazione di impianti per il trattamento e il recupero di plastica, alluminio, vetro e via discorrendo, nasce nuova occupazione. Ad esempio, l'area del cementificio a Vibo Marina rimane un fantasma, non si è mai aperto un contatto tra l'amministrazione comunale e la società proprietaria per avviare una riflessione sulla sua riconversione: in Germania, il vecchio bacino della Ruhr è diventato una risorsa che comprende anche il Ruhr Museum, un museo di storia naturale e culturale gestito dalla Ruhr Museum Foundation. Così, anche sul Piano Strutturale Comunale non s'è mai aperto un vero e approfondito dibattito nel quale contemplare considerazioni importantissime come questa appena indicata»
Un discorso altrettanto ampio e organico quello proposto dall'avvocato Enrico Ventrice che dal suo punto d'osservazione nell'amministrazione regionale inquadra il tema dell'ambiente sul piano della visione generale, morale, etica, amministrativa, giuridica e anche democratica:
«Si tratta di partire da una rigenerazione morale della città, che poggi sul senso di appartenenza e su valori condivisi: non può che essere questo il punto di partenza. Amare la città significa concorrere realmente a marginalizzare i fenomeni di criminalità. Amare la propria città città significa dare importanza al controllo degli scarichi a mare così come a quello che viene prelevato dai pozzi neri e poi riversato nei torrenti. Tutto finisce a mare, così la città è unita nel peggio, dalla collina fino alle zone marine. Si deve partire da queste cose, da un'etica della comunità» 
 

Ma il discorso di Ventrice si allarga al modello di gestione della cosa pubblica, all'organizzazione funzionale della "macchina comunale":
«Uno degli errori d'impostazione si fonda sulla ricerca di finanziamenti calati dall'alto e avulsi dalla realtà urbana, fondi destinati il più delle volte a progetti inutili. Occorre invece mettere in piedi una "macrostruttura" per una comunicazione adeguata e un'attività di progettazione finalizzata»
E ancora:
«Con un emendamento si può introdurre nello statuto comunale la figura del prosindaco che ricoprirebbe il ruolo di rappresentante della comunità che non ha eletto il sindaco: in una realtà territoriale come Vibo che vive l'annosa questione del dissidio tra il centro e la marina, potrebbe risultare una soluzione efficace, una sorta di assessore dotato di deleghe e funzioni specifiche. Ma occorre anche la presenza nell'amministrazione di un vero esperto di "economia del mare" che possa orientare le scelte da compiere nelle zone costiere. Peraltro, s'impone un cambio di paradigma nella gestione dell'ambiente: non ci si può limitare al tema della raccolta dei rifiuti ma, avendo come riferimento il codice ambientale, occorre considerare la materia come un sistema di organizzazione dei servizi pubblici essenziali in ambito comunale. Certo, tutto questo non si può realizzare senza fare chiarezza, una volta per tutte, sulla situazione economica effettiva dell'ente municipale e sulle cifre che rimpallano di volta in volta»

La questione dell'organizzazione comunale è un tema ritenuto essenziale anche dal sociologo Michele Petullà che ne indica l'importanza in termini di "primo presidio" di rappresentanza della città:
«Il municipio, l'efficienza dei servizi, la risposta rapida a qualunque esigenza della cittadinanza, non è un tema secondario ma la base dalla quale deve prendere vita ogni modello di cambiamento volto al miglioramento reale della qualità di vita»

Per il Maestro d'arte e studioso Antonio Montesanti, le criticità connesse all'abbandono del territorio di Vibo Marina sono l'indice di uno sfilacciamento che ha condotto a una divergenza quasi insanabile tra "le carte e i fatti":
«L'antica Tonnara di Bivona da una parte e il Castello di Bivona dall'altra, sono le due facce della stessa medaglia: da una parte si sollevano proclami e si rassicura circa il progresso delle attività di valorizzazione mentre, dall'altra, i fatti dicono l'esatto contrario, con sperperi per acquisti di allestimenti che permangono da oltre cinquemila giorni negli scantinati comunali così come i barconi rimasti ancora murati all'interno della Loggia. Da tempo ho sollevato il problema del Castello acquisito al patrimonio comunale non nella sua interezza, cioè escludendo dal possesso anche le aree circostanti: il risultato è che manca una strada di accesso che permetta l'agibilità e l'allaccio ai servizi primari che dovrebbero garantirne la corretta fruizione a fini pubblici. Questo modello improprio di amministrazione si riflette anche sull'intero quartiere marinaro: mancano i servizi comunali di base e le risorse umane per la gestione della Delegazione Comunale. Dunque, la città sulla carta sarebbe bellissima ma nei fatti niente funziona come dovrebbe»

Sulla stessa lunghezza di pensiero anche l'intervento del dottore Enzo De Maria, presidente della Pro Loco di Vibo Marina, che in parte riafferma alcune proposizioni di Ventrice, in parte esprime una sentita amarezza:
«Manca una reale attenzione al tema del mare: nello statuto comunale, del resto, quest'argomento è del tutto marginale. Una cultura del mare significa sanare il gap tra il centro e la marina, problema che non è stato neanche sfiorato con Piano Strutturale Comunale e, invertendo quest'approccio superficiale, assumere invece l'economia del mare come prospettiva concreta di sviluppo dell'intera città. Una città, pochi lo dicono, che è stata messa sotto accusa da un processo, il celebre "Rinascita Scott" senza che la parte sana di Vibo Valentia abbia avvertito l'esigenza di cogliere l'occasione data dall'azione meritoria della magistratura per riscattarsi e voltare pagina»
Proprio così: voltare pagina è davvero la parola che corre tra le idee di una visione della nuova città.


Lo ripete spesso anche Enzo Romeo nel fare sintesi su quello che si presenta sempre più come il vero programma per il rilancio della città:
«Emerge chiaramente la necessità di una visione organica di Vibo, senza la quale, a mio parere, la città non troverà leve giuste per potersi risollevare.
Visione organica significa che le tante vocazioni di Vibo Valentia non debbono essere trascurate o vissute come ambiti separati.
Al contrario, occorre un progetto che integri la vocazione di essere centro d’irradiazione culturale, di poter essere meta di un turismo di tipo scientifico e professionale, di poter essere centro promotore di eventi periodici, prolungati e intensi che coprano tutte le stagioni dell’anno, valorizzando anche la gastronomia che qui da noi non ha nulla da invidiare a quella di alta qualità, assieme a un incentivante e vasto piano della ricettività alberghiera comprendendo tutti quei servizi che compongono una città accogliente - dai parcheggi ai servizi pubblici di trasporto, solo per citare quelli essenziali - vista complessivamente dal “centro” fino alla “marina”.
O si tiene tutto assieme oppure assisteremo a iniziative estemporanee che non determineranno i riflessi attesi e duraturi sull’economia della città.
Allo stesso modo, Vibo Valentia non può dedicarsi solo all’intrattenimento, seppur di alto livello: occorre ricostruire un sistema industriale, della piccola, della media ma anche della grande impresa, dimensione che storicamente ha visto la nostra città perdere terreno, mentre le condizioni generali non vietano di pensare anche a una ripresa di questo settore.
Per esempio, la nautica potrebbe essere un settore d’attività industriale molto interessante da incentivare.
Assieme alla nuova green economy caldeggiata ormai da molti osservatori qualificati.
Ma è solo un esempio tra i molti possibili.
Anche il commercio, non solo quello al dettaglio ma anche quello di più vasto ambito, il tipico business to business, in settori chiave come l’edilizia, l’arredamento e ambiti affini, deve essere sostenuto: tutto il mondo del commercio andrebbe ascoltato per evitare di calare dall’alto iniziative politiche e amministrative che possano risultare poco utili allo sviluppo del settore.
Con questo voglio affermare che l’impostazione data dal Centro Studi, quella di avviare un dialogo con i protagonisti reali della città, le imprese, i professionisti, le associazioni, il mondo produttivo in generale e il sistema sociale nel quale gravita, rappresenta un ottimo viatico per raggiungere gli scopi prefissi
»
Fin qui una parte del racconto.
Costituito da uno sviluppo a puntate.
Presto ci sarà un'ulteriore svolta con gli esiti, davvero sorprendenti, dell'iniziativa avviata dall'architetto Raffaella Cosentino e dal suo comitato "La città e l'arte contemporanea".
Il racconto è solo rinviato. 

Copyright © Gianpiero Menniti All rights reserved

Un ringraziamento sentito al Visual Artist Tonio Verilio per le fotografie e le immagini "creative" e suggestive di Vibo Valentia  






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