I primi tratti del disegno


Questa splendida fotografia di Tonio Verilio, il nostro "visual artist" cui la sorte ha fornito un originale talento per la cattura dell'immagine, è stata commentata da Raffaella Cosentino con il suo consueto sguardo carico d'ottimismo: «Dietro le nuvole c'è sempre il sole pronto a splendere di nuovo». Sia la visione prospettica proposta nella foto che l'espressione di commento, risultano quanto mai calzanti per riassumere non solo il contenuto ma il "mood" della seconda riunione "tecnica" del Centro Studi. 

La mozione d'ordine perorata dal coordinatore della riunione, l'architetto Gino Achille, sull'opportunità di dare corpo al dibattito attraverso testi di compendio delle diverse proposte, ha registrato un diffuso consenso e sortito l'ottimo risultato di un'articolata visione della città: delle criticità e delle soluzioni, quelle possibili, anche innovative. 
L'effetto dell'avanzare, necessario, verso l'origine dei fenomeni qualora si intenda disporre dello strumento primario per comprendere efficacemente la verità che soggiace al loro apparire.
Un po' quello che pensava Robert Musil in quel capolavoro di anelito contro la decadenza del primo Novecento che è stato "L'uomo senza qualità":  
«Non è vero che il ricercatore insegue la verità, è la verità che insegue il ricercatore»
Così, il flusso dei pensieri sulla città hanno rivelato anfratti nascosti, gli spiragli dai quali passa la luce.
Quante potenzialità!


È come se Vibo Valentia, dopo la sua elevazione a provincia e l'iniziale periodo di slancio, con Enzo Romeo primo presidente, avesse perso l'abbrivio dato da quegli anni intensi, ricchi di idee, di realizzazioni: una visione della città e dell'hinterland, la relazione indispensabile con l'intero territorio provinciale, le sue "vocazioni" come centro di interessi turistici e d'insediamenti piccoli e medio industriali. 
Dopo quella prima esperienza amministrativa che chiudeva il '900 e apriva il nuovo secolo, tutto si è fermato, tutto è divenuto degrado, disinteresse, piccolo e dispersivo cabotaggio, fino all'indifferenza coperta da un fiume di chiacchiere senza esito.
Dunque, il coraggio è ricominciare daccapo.


Così, l'architetto Antonella Pupo è partita da un dato in apparenza secondario dimostrando, invece, la centralità del concetto, l'essenzialità di un tema qualificante: il decoro urbano.
Ecco un tratto del suo significativo intervento:
«La cosa che più di ogni altra risalta all’occhio entrando nella città di Vibo Valentia è la mancanza di decoro urbano. Cosa è il decoro urbano? È la qualificazione estetica e funzionale dell’habitat cittadino quale bene primario della comunità locale, assicurando adeguati livelli qualitativi che garantiscano la piena fruibilità dello stesso da parte dei cittadini. 
Il verde non basta metterlo, bisogna anche mantenerlo.»
E già, quello che appare immediatamente all'attenzione è proprio questo.
L'indice evidente di una politica disattenta e dunque incapace di fare il "grande" intervento se non è in grado nemmeno di realizzare quel che è alla base di ogni buona amministrazione: l'abito della città
Proseguendo, l'architetto Pupo ha tra l'altro aggiunto, toccando più punti in connessione con il tema del decoro:
«Accessi alla città, caotici oltre che indecorosi [...] il Parco urbano periferico che versa in stato di abbandono e spazi verdi incolti divenuti ricettacoli di sporcizia [...] la storica Villa Gagliardi possibile fiore all’occhiello [...] la Zona Castello mancante di area parcheggio e probabile affaccio panoramico sulla bellissima Valle del Mesima e sul mare che potrebbe diventare area di ristoro estiva grazie alla temperatura fresca [...] la Zona Affaccio con la via Olivarella come passeggiata panoramica da costituire con strutture ricreative e luoghi di incontro intergenerazionali [...] la mancanza di trasporti pubblici cittadini per una migliore vivibilità della città [...] il Terminal Bus come punto di arrivo e partenza per chi viene da fuori, servito dai pullman cittadini da e verso gli edifici scolastici e poliambulatori, oltre la scala mobile – funzionante – che collega subito con Piazza Municipio e quindi col Corso: basterebbe una buona pulizia del verde, qualche panchina, delle pensiline, un’edicola e biglietteria, un punto bar e un parcheggio auto nei pressi per renderlo più fruibile e più decoroso, senza dimenticare che in questa zona si trova il Palazzo della Provincia. [...] il Comune necessiterebbe di efficienti uffici tecnici, personale preparato al disbrigo delle pratiche di natura Paesaggistico-Ambientale, di vigilanza sulle zone a vincolo...»
Il quadro d'insieme emerge sempre, anche quando l'origine è un dato marginale.
L'ingegnere Giuseppe Belmonte ha provato a seguire l'idea dello "sviluppo" e della "relazione" proponendo un ragionamento altrettanto interessante: 
«Occorre costruire relazioni per fare sviluppo. 
Per i territori: promuovere una visione globale di ambito funzionale vasto; costruire il sistema infrastrutturale e di servizi adeguato [per fare rete occorre fare governance], ovvero cercare di creare una rete tra Comuni dello stesso ambito territoriale che insieme si muovono nella stessa direzione per lo sviluppo territoriale. 
Per le imprese: promuovere la crescita per vie esterne; mettere insieme attività ripensando alla propria catena del valore; offrire soluzioni a problemi e bisogni modificando il concetto del prodotto-servizio [per fare rete occorre rinunciare a un po’ della propria indipendenza], quindi promuovere le attività imprenditoriali, anzi favorire tutte le nuove attività imprenditoriali. 
Per le persone: partecipare a reti relazionali e di apprendimento; adottare modelli di consumo da economia di condivisione [per fare rete occorre essere inseriti in “communities of practice”], ovvero produrre conoscenza organizzata e di qualità.»
D'altra parte, la città ha bisogno di fondi, d'investimenti pubblici sui quali fondare il cambio di rotta.


E qui l'intervento dell'architetto Francesca Tulino ha aperto una soglia di notevole interesse, con una relazione davvero corposa nella quale il perno è costituito dal rapporto tra le opportunità finanziarie esistenti e il quadro degli interventi possibili, interventi di rilevante spessore.
Così s'è espressa in premessa:
«Il problema più evidente è legato allo spopolamento, segue quello legato ad una crescita urbanistica disorganizzata e poco rispettosa delle regole ed ad un tessuto sociale economico fragile e povero. La rinascita di una città spopolata e povera come Vibo Valentia deve, dunque, partire da una vera e propria rivisitazione e rigenerazione urbana in maniera organica e funzionale perseguendo alcuni obiettivi principali capaci di innescare quel processo di risveglio socio-culturale ed economico auspicato...»
Poi, ha proseguito con l'indicazione di quattro progetti trainanti per un città sostenibile: progetti che,  - questa la novità sulla quale ha insistito l'architetto Tulino citando con dovizia i singoli fondi di riferimento - sono tutti finanziabili pur attingendo a diverse fonti. 
Eccoli i progetti, per titoli e sintesi, uno per uno e in rapida sequenza:
«RIQUALIFICAZIONE URBANA DI TUTTE LE AREE COMUNALI ABBANDONATE E DI PROPRIETA’ COMUNALE PER UNA “CITTA’ GREEN” SOSTENIBILE 
Il progetto dovrebbe prevedere l’elaborazione di una mappatura delle aree e creare dei percorsi a tema che colleghino i vari punti di ritrovo per il tempo libero e per lo sport, ubicati anche nelle varie frazioni. Le bretelle di collegamento tra un area e l’altra saranno un museo verde con piantumazione delle essenze arboree tipiche e con punti di sosta per le descrizioni e le illustrazioni realizzati con dispositivi digitali alimentati con fonti rinnovabili. 
Tutti i percorsi verdi saranno illuminati con sistema di illuminazione solare e saranno realizzate, ove possibile, piste ciclabili e per lo sport con percorsi verde-vita. 
Realizzazione di infrastrutture legate allo sport ed al tempo libero, diffusi in più punti del territorio comunale. 
Creazione di una area geo-economia produttiva legata alla sostenibilità ed alla biodiversità con specializzazione funzionale di tutte le frazioni...»
Il secondo progetto: 
«RECUPERO FUNZIONALE DEL CENTRO STORICO
Il centro storico di Vibo Valentia “Cuore pulsante e vitale” dell’intero “organismo città”, dovrebbe essere riqualificato e rivitalizzato attraverso il restauro scientifico e la destinazione dei “bassi” ad attività produttive, legate al settore dell’artigianato con la creazione di un marchio comune sponsorizzato.
La “cessione gratuita temporanea” a coloro che vogliano investire nel progetto con attività legate ad antichi mestieri, con la creazione di laboratori per la produzione e la commercializzazione.
La destinazione degli slarghi e delle piazze a piccoli eventi musicali di portata internazionale con FESTIVAL A TEMA, potrebbe costituire una funzione interattiva rispetto a quella produttiva e turistica...
»
Il terzo progetto: 
«UNIVERSITA’ EURO-MEDITERRANEA
L’idea di una “Università del Mediterraneo” riguarda l’estensione del ruolo di UNICAL “Università Campus” in ambito europeo e mediterraneo, in particolare guardando ai paesi del Nord Africa ed ai paesi mediterranei insulari (Cipro, Malta ecc.).
L’iniziativa porterà anche alla creazione di corsi di studio in materie umanistiche, giuridiche, tecniche, basati su nuove discipline universitarie di stampo euro mediterraneo (per es. Economia sostenibile innovativa, Turismo sostenibile, Competenze Green industriali, Storia Mediterranea, Economia del Mediterraneo e innovazione tecnologica, logistica e Sicurezza mediterranea, Economia del Mediterraneo, Diritto costituzionale comparato, nuove tecnologie, Food, Bioeconomy Natural Resources, Agriculture and Environment) finalizzati all’integrazione operativa tra i popoli della zona considerata.
L’obiettivo è la creazione di nuove professionalità specializzate nella dimensione interculturale.
Vibo Valentia come sede in un circuito di scambi culturali europei e mediterranei, come cerniera tra due grandi culture uccidente e orientale...
»
Infine il quarto progetto:
«CREAZIONE DI AREE RURALI DESTINATE A PICCOLE AZIENDE AGRICOLE PER LA VALORIZZAZIONE DELLA BIODIVERSITA’ E LA TECNOLOGIA SOSTENIBILE IN AGRICOLTURA
Mappatura e regolamentazione di aree agricole, destinate a piccole aziende agricole produttive, ubicate nelle frazioni della città, con progetti legati all’agricoltura sostenibile ed alla biodiversità, nonché all’innovazione tecnologica nel settore agroalimentare, Food, Bioeconomy Natural Resources, Agriculture and Environment, promozione prodotti agricoli.
Sportello permanente per conoscenza, assistenza, commercializzazione in rete e interconnessione, per un’agricoltura più sostenibile e attenta al territorio da promuovere e commercializzare...
»
Un quadro d'insieme davvero interessante: un disegno organico che tocca punti dalla forte capacità espansiva, fattori in grado di cogliere molte delle potenzialità che Vibo possiede oggettivamente.
Tutti puntualmente posti in relazione, è bene ribadirlo, con le opportunità finanziarie in campo.
Tuttavia, anche in questo caso, si avverte la necessità di una "macchina comunale" adeguata.
Il tema è già emerso.


Lo ripropone con maggiore forza l'ingegnere Giorgio Guaricci nel corso della sua disamina:  
«Una realtà con esigenze a volte opposte, con flussi migratori giovanili molto elevati, con residenzialità di tipo migrante, periferie assimilate a enormi dormitori, realizzate negli ultimi decenni, centro urbano-economico da rivitalizzare, centro storico non tutelato e spesso non rispondente ad aumenti di ulteriori residenze autorizzate.»
E ancora:
«La complessità del quadro normativo, a partire da quello statale, l'attuazione degli ordinamenti a seguito del trasferimento di competenze dagli organi dello Stato alle Regioni e ai Comuni, la pianificazione temporale delle trasformazioni del territorio, costituiscono argomenti di confronto politico, sociale, culturale ed economico, oltre che imporre una strutturazione professionale elevata dell’ente comunale.»
Mostrandosi, infine, fortemente preoccupato dall'esigenza di far coincidere i programmi con una struttura operativa: 
«Sebbene esistano i fondi ai quali attingere per le iniziative necessarie, chi sul piano pratico potrà occuparsene?»
La questione è seria.
Enzo Romeo coglie l'occasione per fare un cenno alla sua esperienza durante la guida dell'amministrazione provinciale sul finire degli anni '90:
«In quegli anni avevo conosciuto Vittorio Prodi con il quale era nata un'affettuosa amicizia e una cordiale collaborazione, lui che era diventato presidente della Provincia di Bologna. In questo solco, mi aveva dato la  disponibilità qualora avessi avuto bisogno di un aiuto in un momento decisamente pionieristico della mia presidenza alla Provincia di Vibo. Dunque, poichè mi resi conto che il personale mostrava qualche legittima lacuna, gli telefonai e gli esposi la questione di un possibile intervento di aggiornamento formativo. Fu subito accogliente: in pochi giorni organizzò la cosa e potei mandare su a Bologna una quindicina tra dirigenti e funzionari. Ecco, se si vuole, il tema di riorganizzare il personale può essere affrontato e risolto, occorre solo buona volontà.»
L'aneddoto è sintomatico.
Non è solo una buona risposta alla problematica, ma è l'unica risposta davvero concreta che si possa dare.
D'altra parte, ricordo un "case history" altrettanto significativo, corso in quegli stessi anni tra il '95 e il '99, a Catanzaro: si tratta del periodo nel quale Michele Traversa ricoprì l'incarico di assessore regionale al Turismo e riuscì a spendere proficuamente l'intera dotazione dei fondi UE assegnati. 
Caso davvero unico.
Come ci riuscì?
Soprattutto, riorganizzando profondamente il personale dell'assessorato, costituendo gruppi di lavoro coesi, finalizzando le scelte di gestione, riducendo le farraginosità burocratiche, valorizzando le figure interne e portando dall'esterno professionisti in grado di integrarsi con il personale di ruolo e rendere funzionali all'erogazione dei fondi le attività di redazione dei bandi. 
E non si trattò di un caso fortunato ma di un metodo che lo stesso Traversa portò nella guida dell'amministrazione provinciale di Catanzaro negli anni successivi, ottenendo eguale successo e realizzazioni tra le quali spicca il Parco della Biodiversità divenuto fiore all'occhiello della città capoluogo.
Faccio questa citazione perchè è interessante a prescindere dalla collocazione politica: oggi, come allora, vale l'impegno fattivo, concreto, realizzativo.
La politica apprezzata dai cittadini si faceva così: a Vibo con Enzo Romeo e il suo metodo inclusivo e di buon senso, mentre negli stessi anni accadeva a Catanzaro con Michele Traversa.
La "buona politica" è soprattutto quella che riesce ad anticipare i fenomeni del mutamento, incessante, perchè è attenta ai cambiamenti ed è altrettanto capace di riflettere sulle soluzioni.
In questo solco, l'intervento dell'ingegnere Francesco Ciancio ha fatto perno su almeno tre questioni dirimenti da lui indicate in questa sequenza: 
«l'accesso autostradale alla città; i problemi correlati alla mancata realizzazione delle "Tangenziali"; infine, le annose questioni sia della carenza dei parcheggi che della zona a traffico limitato, da dedicare quali attrattori per le attività commerciali, culturali e religiose.»
Sul primo tema la sua proposta è:
«...progettare quelle giuste infrastrutture atte a collegare sinergicamente lo snodo autostradale con il nuovo hub ospedaliero, anticipando i potenziali disagi legati all'incremento dell'utenza e immaginando già una conurbazione con il municipio limitrofo.»
La seconda questione, più complessa, riguarda le due arterie vitali per la viabilità: 
«due tracciati ancora incompleti e al momento inutilizzati; la loro apertura realizzerebbe un anello stradale intorno al centro urbano della città, tale da decongestionare il traffico e rendere attuabile una nuova pianificazione del centro cittadino, che potrebbe così essere "utilizzato" e "rivitalizzato".»
E poi un tema connesso ai primi due: la realizzazione di una serie di parcheggi, esterni ed interni alle aree centrali e della marina che l'ingegnere Ciancio vede con notevole spirito pratico e innovativo: 
«Questa realizzazione rappresenterebbe una delle soluzioni di eccellenza, per rendere finalmente fruibile tutta la città: un parcheggio multipiano nella zona di piazza Spogliatore, uno all'ingresso ai bordi di viale della Pace, uno all'ingresso al centro nell'intersezione con la statale proveniente da zona Affaccio e uno nella frazione di Vibo Marina, necessario, soprattutto, per ampliare le offerte ai turisti locali, stranieri e da diporto.
Infine, completati i parcheggi, la realizzazione delle zone a traffico limitate, necessarie per completare il progetto di una città moderna al passo coi tempi.
»
Una visione, questa sulla viabilità proposta dall'ingegnere Ciancio, davvero molto coinvolgente, capace anch'essa di rivelare la possibilità di un disegno concreto per la "nuova Vibo Valentia".


Certo, sullo sfondo, con la relazione dell'architetto Corradino Corrado, è apparsa un'altra questione critica, in parte accennata durante il suo intervento dall'ingegnere Guaricci: si tratta di una lettura attenta alle dinamiche dello sviluppo territoriale e demografico.
Ecco uno stralcio del ragionamento di Corrado che ben sintetizza il suo ragguardevole punto di vista:
«Vibo Valentia con i suoi 31.000 abitanti, è l’agglomerato urbano più popoloso della omonima provincia di 150.000 abitanti composta da 50 comuni. Com’è noto gran parte di questi sono dislocati nell’entroterra fatto di rilievi collinari in cui si insinuano strade strette, impervie, mal tenute e pericolose che collegano i vari paesi popolati da qualche migliaio di abitanti ciascuno. Da questi paesi tutte le mattine partono pullman con studenti, alla volta di Vibo Valentia, ove sono dislocate le scuole medie superiori. Le popolazioni di questi paesi, per tutti i servizi provinciali, per le cure mediche, e finanche per le necessità giornaliere, si recano in questo unico centro in cerca della, se pur flebile, possibilità di soddisfare le loro esigenze. Così, tutti i giorni, la città vive e si popola di non residenti che animano le varie attività, da quelle intellettuali a quelle scolastiche, sanitarie e commerciali. Questo flusso continuo di gente e di mezzi costituisce gran parte dell’apporto economico su cui si regge l’economia della Città stracolma di attività commerciali ma priva di attività produttive portanti e importanti. In tutta la Calabria la popolazione diminuisce e moltissimi paesi delle aree interne stanno morendo. I giovani sono emigrati, nuove famiglie non se ne formano, le scuole dell’infanzia e primarie sono vuote. Ci sono ancora pochi ragazzi e molti anziani e vecchi. Questo è un dato di fatto che colpisce particolarmente la provincia di Vibo Valentia per suoi numerosi comuni situati nelle aree interne che ne fanno parte. Chi vive in questi paesi sa bene che nel giro di dieci anni, in mancanza di politiche di ripopolamento, su cui incombe il buio più assoluto, il futuro di queste zone, e con esse i flussi sopradetti, cesseranno definitivamente di esistere. Delle periferie rimarranno i ruderi e, a mio modesto parere, serio sarà l’impatto economico sul fragile sistema economico della città di Vibo Valentia.»
Cosa aggiungere?
Una disamina cruda ma vera.
Mi ha ricordato una frase di Leopardi sulla filosofia: 
«...È questo il compito della 'filosofia dolorosa ma vera', che riconosce francamente il male della vita e mostra concretamente come esso possa essere mitigato.»
Come ho sostenuto all'inizio, occorre procedere fino all'origine dei fenomeni per conoscere la fattualità di ogni riflessione. 
Si tratta di un processo faticoso, rigoroso e per queste ragioni, coraggioso.
Ma necessario.


Ad esempio, una questione come quella dell'unità della città vissuta come un corpo unico non può prescindere da un errore che fin qui è stato determinato quando i "quartieri" sono stati considerati parti separate rispetto al "centro": questo modello non solo non ha prodotto effetti sulla qualità degli insediamenti urbani ma ha determinato una "forma mentis" fallace sui destini delle comunità cittadine.


È accaduto a Catanzaro quando si è persa la visione organica di questa relazione.
È accaduto a Vibo quando si è considerata la "Marina" e il suo porto una componente staccata rispetto alla città. 
Grave errore.
Il destino di Vibo è nell'insieme: il destino della città alta non si può distinguere da quello della "marina". 
"Aut simul stabunt aut simul cadent"
Enzo Romeo ha ben compreso questo concetto: così, a breve, si terrà una riunione dedicata allo sviluppo urbanistico della città come relazione d'insieme, a partire tuttavia dalla questione del bacino e dell'area portuale.
Per invertire la tendenza e rivelare tutte le prospettive della città vissuta come coerente sistema unitario, occorre indagare e approfondire questo percorso.


Dopotutto, il concetto di città contemporanea deve misurarsi con la presenza al suo interno di aree diseguali. 


Questa condizione di disomogeneità possiede il vantaggio della "differenza" data da un'identità storica e urbanistica diversa, ma è un enorme disagio laddove il centralismo dei servizi essenziali precluda le attese di qualità della vita in alcune aree, producendo divari socialmente ed economicamente inaccettabili.
La città contemporanea, vissuta alla stregua di una comunità che esclude ed emargina invece di includere e allargare le basi del benessere, è destinata ad essere compromessa, presto o tardi.  
Rammento una frase di Massimo Cacciari:
«Se vogliamo resistere al deflusso dai centri storici bisogna dare alle persone la possibilità di viverci a parità di condizioni rispetto a chi vive altrove. Il costo della vita di chi abita in centro non può essere il doppio rispetto a chi abita dieci chilometri fuori. Oggi invece stare in centro ha dei prezzi altissimi. Bisognerebbe rivedere il sistema fiscale e di agevolazioni, sia per i residenti che per le attività artigianali e commerciali.»
Un paradigma che si può applicare a diversi contesti. 



Copyright © Gianpiero Menniti All rights reserved
Un ringraziamento sentito al Fotografo Tonio Verilio per le immagini di Vibo Valentia  
 


  

 

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