I primi all'alba

 

Vedere il buio che lentamente scompare alle prime luci dell'alba, esserci nell'attimo del giorno che sorge, è una metafora molto comune. Eppure, a rifletterci bene, si tratta di essere accolti e di accogliere, mettendosi al passo con l'annuncio del giorno. Si entra in un ritmo, si è segnati da una cadenza. E questa sensazione resta una silenziosa compagna prima del fracasso quotidiano. Per questo, alcuni lo sentono come un piccolo rito. Per noi soci fondatori del "Centro Studi" è l'inizio di un cammino silenzioso, come la marcia del sale di Gandhi, un apparente piccolo gesto ma profondamente rivoluzionario. Vedremo chi si unirà durante il percorso. Nel frattempo, come il gruppo degli Argonauti, prendiamo a navigare alla ricerca del "Vello d'oro" che guarisca i mali di Vibo Valentia.

Ci stimiamo. E ci piace riunirci per parlare di Vibo Valentia.
Enzo Romeo è il nostro "frontman".
Vorremmo che lo fosse per la gran parte dei vibonesi che hanno a cuore le sorti della loro città.
Come presentarci?
Curriculum e foto?
Mah... 
Ne ho letti tanti di curriculum nel corso della mia prima, ventennale carriera di manager: ho imparato presto che conoscere una persona imponga dialogo, relazione, confronto, domande.
Allora, goliardico dentro, mi sono preso la libertà di lasciarli da parte i fasti delle rispettive attività, per inoltrarmi su una via incerta ma stimolante: la comparazione o se si vuole, l'interpretazione. 
Lasciando che a venirmi in aiuto fossero i ritratti del passato, croce e delizia degli artisti e dei loro committenti.
Ogni allusione ironica, lo affermo in premessa, è puramente voluta. 
D'altra parte, è pur vero che, come disse la scrittrice statunitense Jean Stafford:
«L’ironia, mi sento di dire, è un’alta forma di moralità.»
Aggiungo: per occuparsi bene di cose veramente serie, occorre non prendersi troppo sul serio.
Conservare il senso della realtà è un dovere verso gli altri: solo l'autoironia, l'essere irridenti verso se stessi, è il modo migliore di osservare e ragionare.
Ma non basta: l'eíron (da cui eironeía, appunto l'ironia) è un personaggio della commedia greca, "colui che finge di non sapere", contrapposto all'alazón, il millantatore, il gradasso, superbo e tracotante.
Fingere di non sapere non è un semplice scherzare ma un atteggiamento di "ricerca": fingo vuol dire, in questo caso, assumere una parte consapevole, la coscienza di quanto siano precarie le asserzioni sul mondo e di quanto sia necessario un incessante vaglio critico prima di essere promotori di certezze.
Così è spiegabile la frase appena citata di Jean Stafford. 
Alla quale affianco una di Søren Kierkegaard: 
«L’ironia è la via; non la verità, ma la via»
Dunque, cara lettrice e caro lettore, accetta di venire a spasso un po' con me.
E con tutti noi fondatori del Centro Studi Progetto Vibo Valentia che coltiviamo il piacere della battuta e del sorriso. 
Cominciamo proprio da Enzo Romeo, medico odontoiatra di chiara fama, già primo Presidente dell'Amministrazione Provinciale di Vibo sul finire del '900.
Un secolo, il XX, che della sua seconda metà ha lasciato molti rimpianti rispetto alla società "liquida" di adesso. 
Ma meglio non divagare: un cenno al secondo Novecento lo riserbo per un altro articolo.


Quello di Enzo Romeo è un aplomb che nella nobiltà moderata del tratto preserva l'indole di un rivoluzionario alla Gustave Courbet, considerato il più radicale tra gli esponenti del cosiddetto "realismo pittorico": la pittura divenne, per l'artista francese, un'arma potente da scagliare contro l'immobilismo sociale e a favore delle classi più umili. 
Era dell'idea che ricercare la verità a tutti costi imponesse di ritrarre la durezza della vita: solo questo processo di elevazione della coscienza poteva irrompere e mostrare le contraddizioni di un modello sociale, economico e quindi politico sul quale occorre incidere, senza infingimenti, dritto per dritto.
D'altra parte, una delle sue opere più note, "L'origine del mondo" non è espressione provocatoria di un libertino ma atto dirompente di un pensatore creativo che si scaglia contro paludate e presunte virtù, in nome di un'abiura dell'atteggiamento ipocrita impresso da una borghesia retriva.
Il reale, ciò che appartiene al vero contro ogni illusione: questo il messaggio che si cela sotto l'egida di un testo pittorico che, paradossalmente, per abbandonare la materialità dell'immagine la marca fino all'eccesso, imponendo, nello straniamento, nell'inatteso, una riflessione concettualmente più intensa. 
Il suo autoritratto non mente.
Così come la sua biografia artistica ispirata da due figure emblematiche: il "poeta maledetto" Baudelaire e l'anarchico eclettico pensatore Proudhon, accostato persino a Mussolini.
Vabbè.


Enzo Romeo è davvero come Courbet: al "realismo pittorico" sostituisce il "realismo politico", la ricerca della verità dei fatti, l'ancoraggio alla concretezza dell'agire, l'affermazione che corrisponde alla sincera intenzione. 
Certo, caratterialmente compassato, sempre dotato del tono giusto.
Ma la riflessione e la parola sono marcate da un sentimento di fondo, viscerale, incrollabile, costituito da tre pilastri: 
1 - l'autorevolezza dell'amministratore saggio ed entusiasta del "fare"; 
2 - l'onestà sempre; 
3 - un amore sperticato per Vibo Valentia.
Enzo Courbet Romeo: può esserci una figura migliore di così per una "nuova" Vibo Valentia?
Non se ne vedono come la sua, con questa volontà di lasciare un segno positivo, solido, significativo.
Per Vibo si tratta di una "risorsa" inestimabile.
E veniamo a Raffaella Cosentino, la "pasionaria dell'arte contemporanea".
Sì, perchè Raffaella, architetto, è una sincera cultrice dell'arte e di quella del Novecento in particolare.


Ma non rimane ferma a quel secolo: s'interessa di tutto il parterre espressivo, da quello più antico fino ai maestri della modernità.
E s'incazza quando sente che si fanno distinzioni tra le epoche e le forme artistiche: ha capito che tutto è arte e tutta l'arte merita attenzione.
Però, i contemporanei li sente più vicini: vorrebbe portarne le opere in ogni luogo della città, in una simbiosi volutamente eccentrica con le piazze anonime della periferia e quelle retrò del centro storico.
Una bella idea: la condivido e la promuovo assieme a lei.
E quale ritratto accostarle se non quello di una donna dal piglio combattivo come la figura in "Ritratto di donna" di Amedeo Modigliani?


Adesso è il turno dell'architetto Luigi "Gino" Achille, il più saggio, il cultore più intenso del concetto "ironico" di ricerca, sempre curioso e acuto, grande esperto delle vicende storiche di Vibo Valentia, vicende che fanno da cornice alle diverse origini dello sviluppo urbanistico della "città di tutte le epoche". 


Questa sua contagiosa passione per l'indagine critica mi ha fatto pensare alla figura di un raffinato umanista, il fondatore della filologia Lorenzo Valla, colui che dimostrò, nella prima metà del '400, la falsità delle celebre "Donazione di Costantino" sulla quale per secoli si era retta l'affermazione del potere temporale della Chiesa Cattolica Apostolica Romana. 



Valga la chiarezza e la semplicità con la quale, "l'investigatore" ante litteram, con sferzante espressione di verità, confuta l'antica mistificazione: 
«E, ciò che è molto più assurdo e non rientra nella realtà dei fatti, come si può parlare di Costantinopoli come di una delle sedi patriarcali, quando ancora non era né patriarcale né una sede né una città cristiana né si chiamava così, né era stata fondata, né la sua fondazione era stata decisa? Infatti il privilegio fu concesso tre giorni dopo che Costantino si fece cristiano, quando Bisanzio esisteva ancora e non Costantinopoli.»
Anche in Gino Achille echeggia il gusto per la verità della parola.
Poi, visto che il ritratto di Lorenzo Valla è arcigno e non rende giustizia alla simpatia naturale che il nostro Gino Achille ispira, ecco un altro volto dai meandri della pittura: quello di Erasmo da Rotterdam in un ritratto colto nella concentrazione della scrittura, effigiato da Hans Holbein il giovane.
A rammentare che Gino Achille è anche un fine narratore: "Per adulti con riserva" e "Cronaca delli accadimenti di un gentiluomo della città di Monteleone di Calabria, dall'a.D. 1757 all'a.D. 1787, da lui stesso narrati" sono due perle che nessun lettore vibonese - e non solo - dovrebbe mancare di leggere.


Elogio della follia? 
Tutt'altro.
Magari avessimo tutti un po' della follia raccomandata dall'umanista olandese.
«La pazzia costruisce città, imperi, istituzioni ecclesiastiche, religioni, assemblee consultive e legislative: l’intera vita umana è solo un gioco, il semplice gioco della Follia.» - Erasmo da Rotterdam, Elogio della follia - 
E ancora, il geniale Erasmo sempre nel suo testo più conosciuto:
«Sono due i principali ostacoli alla conoscenza delle cose: la vergogna che offusca l'animo, e la paura che, alla vista del pericolo, distoglie dalle imprese. La follia libera da entrambe. Non vergognarsi mai e osare tutto: pochissimi sanno quale messi di vantaggi ne derivi.» 
Bando alle digressioni che ci porterebbero lontano, andiamo avanti con le presentazioni.
Eccoci con Alida Punturiero, già dirigente scolastica, pittrice dai toni coloristici delicati e accoglienti, espressione di una personalità profonda e introspettiva, sensibile, intelligente.


Il ritratto è quello che l'accosta alla figura di Berthe Morisot, artista impressionista che fu anche musa e modella di Édouard Manet, ritratta da questi con un "mazzolino di violette" nel 1872.


Non aggiungo altro: il ritratto, coinvolgente, parla da sé. 
Veniamo a Fabio Brandi, l'avvocatissimo, presidente di Federconsumatori di Vibo: figura impeccabile per la competenza e la dedizione professionale, l'attenzione al prossimo, l'inarrivabile umanità e l'interpretazione autentica dell'amicizia.


Di fronte alla sua limpidezza d'animo l'immagine che mi sovviene è quella del "Baldassarre Castiglione" di Raffaello: conosciuto per un libro molto celebre, "Il libro del Cortegiano" che ebbe uno straordinario successo e rimane una delle note salienti del Rinascimento, Baldassarre Castiglione è davvero una figura emblematica dei suoi anni. 


Con la sua prosa duttile, ricca e imbevuta di idealità, quel testo racconta la nobiltà d'animo e i gesti che la compongono sullo scenario della responsabilità pubblica come nei rapporti privati. 
Sentimenti ai quali il nostro "avvocatissimo" Fabio Brandi è intrinsecamente vicino.
E passiamo a Michele Petullà, sociologo con la passione per la poesia - suo il bel testo "Frammenti d'Anima" - e le Belle Arti in generale: è una voce riflessiva, tra l'attitudine razionale allo studio della complessità nelle società umane e l'ispirazione creativa vissuta come espressione di un'origine che sfugge, come affermazione della singolarità del pensiero.


Presidente dell'associazione "Intersezioni culturali" ma anche ideatore e promotore del premio letterario "ScriviamoAdhoc", lo definirei un ispiratore culturale a tutto tondo.
Così, mi è venuto alla mente l'autoritratto di Giorgio Vasari, artista celeberrimo, architetto di grande inventiva, storiografo insigne e soprattutto grande animatore culturale del '500 tra Roma e Firenze.


Lasciamo Michele Petullà con il Vasari e apriamo il sipario su Maria Trapani.


Laurea in Economia e Commercio, esperta delle funzioni amministrative, molto attiva nel sociale e nel volontariato cattolico, Presidente dell'Azione Cattolica Parrocchia Spirito Santo Santa Maria La Nova di Vibo: insomma, la "cattolicissima Maria". 
Tanto quanto una sovrana spagnola negli anni della formazione del regno. 
La celeberrima Isabella di Castiglia, monarca di rara acutezza politica, capace di unire la Spagna e d'intuire, sostenendone l'impresa, gli effetti enormi del sogno di Cristoforo Colombo.
Eccola in un ritratto postumo di Luis de Madrazo.


Ci avviamo alla conclusione.
Ma non prima di aver presentato la new entry Adele Tedesco detta "Adelina".


Taciturna, attenta, sempre partecipe, una presenza meditativa. 
Appassionata ed esperta di specialità gastronomiche, Adele mi ha fatto pensare a uno degli straordinari ritratti d'interno di Jan Vermeer, il maestro della pittura fiamminga durante l'irripetibile Secolo d'oro olandese, in particolare la "Pesatrice di perle" che mostra nella cadenza compassata dei gesti il segno della presenza. 


Infine, ci sono anch'io, Gianpiero Menniti detto "menestrello" per via dell'incarico che gli amici del Centro Studi mi hanno assegnato: addetto stampa e cronista del nostro sodalizio. 


Come mi vedo?
Bah, tutto sommato, per lo stile licenzioso che si accompagna al tentativo di mantenermi rigoroso sul piano professionale, mi autocelebro come Pietro Aretino, "flagello dei principi", toscanaccio irriverente, ben ritratto da Tiziano.
Ma senza possederne né la stazza né la barba, entrambe distinzioni di un'autorevolezza che nel suo caso era reale e profonda.


Insomma, eccoci qua.
Siamo i primi, scanzonati seri, sognatori concreti, entusiasti prudenti
Altri si uniranno a noi: li accoglieremo con questo spirito, la passione per la verità e una sincera amicizia.
Sentiamo l'aria frizzante del primissimo mattino.
Non posso fare a meno di una citazione:
«L'alba ha una sua misteriosa grandezza che si compone d'un residuo di sogno e d'un principio di pensiero.» - Victor Hugo, da "I lavoratori del mare", 1866
Ce la portiamo dentro.
Ma come tutte le citazioni, non ci appartiene: siamo noi che le apparteniamo.
Assieme a tutti i vibonesi che vorranno ritrovare l'alba di un giorno nuovo. 

Copyright © Gianpiero Menniti All rights reserved





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